Sala Teatro Ichos
2016/17
PROGETTO RUCCELLO1956 - 1986 - 2016
a cura di Ichòs Zoe Teatro
Per te signora Morte che sei Vita lasciata sul campo / Per te sola io vorrei essere vissuto
da venerdì 18 a domenica 20 Novembre
“La sposa sola”
(da una riflessione non urgente sulla Medea di tanti, e sulla Filomena di uno)
con
teresa addeo giorgia dell’aversano giuseppe giannelli pietro juliano rossella sabatini
Costumi
Patrizia Lombardi
Musiche originali
Gino Protano
scene
ciro di matteo peppe zinno
disegno luci
ciro di matteo salvatore mattiello
testo e regia
salvatore mattiello
foto di scena
Nina Borrelli
"la sposa sola"
Tra i Tanti a cui ci si riferisce nel sottotitolo va rimarcato Corrado Alvaro della cui Medea ho adattato veri e propri segmenti di scrittura.
Dalla scrittura alla messa in scena la preoccupazione più grande e stata quella di salvaguardare al contempo la forza la potenza la dignità di Filomena e quella di Medea, legittimandole reciprocamente una di fronte all’altra e legittimandole entrambe di fronte a quelli che sarebbero stati poi i nostri interlocutori, avendo cura di non trascurare mai di rimarcare che la Rinuncia la natura le azioni e le lacrime che finalmente sgorgano dagli occhi di Filomena sono profondamente umane e che la sua vicenda e i Conflitti che in essa si determinano sono tutti inscritti dentro una dimensione privata domestica familiare. Mentre in Medea tutte queste cose sono di una natura diversa e guardano un po’ oltre e oltre e fuori portano le ragioni del Conflitto che si fa storico politico sociale. L’unità di tempo della Filumena di Eduardo è quella di una vita umana e qui sta tutta la sua forza! Quella di Medea è una unità senza tempo!
“… dentro le mura domestiche o Re accade di tutto / le belle cose e le peggiori / dentro la quiete si macera la tempesta e si scatena poi in un bicchiere d’acqua / s’acceca in un battito / squali negli acquari di casa e pesciolini rossi nei mari / questo noi ora siamo: belve nei giardini di casa e piccoli scoiattoli nelle giungle d’asfalto che verranno / eppure non eravamo fatti per stare chiusi nelle stanze / uscire era il nostro destino e trovare il diverso la nostra speranza / ora tutto è così maledettamente uguale / ma non Medea, o Re, non Medea / credimi / attento a quello che dici e attento a quello che fai / ella ti guarda e ti scruta e proprio come la Sorte / lascia che si dica e si faccia prima di tirare il suo cappio … “
“… e nun giurà ‘nnande ‘a ‘Dio / tanto chille nun ce sta maje / è ‘nu testimonio sempe assente / e visto ca te truove / ca faccia pe’ terra / giura pure ‘nnande a ‘mme / pecchè sulo pe’ ‘mme è vivo ‘o figlie tuoie …”