Sala Teatro Ichos
2017/18
LE IDI DI GIULIA - MARZO 2018 (residenza teatrale di Giulia Lombezzi)
da venerdì 2 a domenica 4 Marzo 2018
Compagnia Asilo dei lunaticiUn capitano. 200'000 chili sulle spalle
di Amr Abuorezk e Giulia Lombezzi
regia Eleonora Gusmano
con Ivano Russo
musiche Alessandro Romano
Nell'estate del 2006, durante i mondiali di calcio, Amr A., 21 anni, decide di tentare la traversata per mare dalla Libia all'Italia. Amr è un pescatore, conosce il mare fin da quando era bambino. In Egitto guadagna assai poco e potrebbe solo pescare per tutta la vita, ma il suo spirito curioso e brillante e la sua voglia di scoprire il mondo lo spingono inesorabilmente a cogliere ogni richiamo all'avventura, a cercare uno strappo nella rete della quotidianità, a tentare di andarsene come i suoi fratelli, per capire cos'altro può diventare fuori dal contesto abituale.
Il viaggio inizia. Immediatamente Amr si rende conto che gli scafisti non sono adeguati a guidare la barca. Gli incidenti si sommano, la tensione cresce e il tempo scorre via senza pietà.
Amr capisce che deve fare una scelta: non farsi avanti e lasciarsi andare come gli altri nelle mani di tre incapaci, o mettersi lui stesso alla guida della barca. Lui, che è sempre stato quello che gli ordini li prendeva. Lui, che è sempre stato molto portato per il mare. Lui, che è sempre stato secondo e mai capitano.
Così respira, e sceglie di prendersi la responsabilità di 144 uomini, che da massa di sconosciuti diventano la sua ciurma.
Ma non sa che questa scelta se la porterà addosso ben oltre il mare, fino all'arrivo sulla terraferma, dove un'improbabile coincidenza calcistica lo porterà a dover scegliere ancora una volta tra l'attesa e l'azione.
NOTE DI REGIA
Lo Spettacolo
Si tratta di uno spettacolo di ricerca drammatico. Gli aspetti a mio avviso più peculiari del testo di Giulia, sono da una parte l'inaspettata occasione per Amr di essere “eroe inconsapevole e impreparato”e dall’altra la ricerca durante il suo viaggio di sentirsi “tutto intero nello stesso posto”.
Ci siamo quindi chiesti dove dobbiamo andare per sentirci così? Ed è davvero possibile? Dove ci troviamo noi realmente, dov'è il nostro corpo o dove vaga la nostra mente? Una parte di noi sarà sempre dove sono le nostre radici o esistono davvero quei momenti di completezza in cui siamo “tutti interi nello stesso posto”? Possiamo dire che il viaggio è la ricerca di questa interezza? Si tratta di uno spettacolo di ricerca drammatico. Gli aspetti a mio avviso più peculiari del testo di Giulia, sono da una parte l'inaspettata occasione per Amr di essere “eroe inconsapevole e impreparato”e dall’altra la ricerca durante il suo viaggio di sentirsi “tutto intero nello stesso posto”. Ci siamo quindi chiesti dove dobbiamo andare per sentirci così? Ed è davvero possibile? Dove ci troviamo noi realmente, dov'è il nostro corpo o dove vaga la nostra mente? Una parte di noi sarà sempre dove sono le nostre radici o esistono davvero quei momenti di completezza in cui siamo “tutti interi nello stesso posto”? Possiamo dire che il viaggio è la ricerca di questa interezza? Ci siamo concentrati non tanto sulle ragioni che spingono a partire ma le sensazioni che si provano quando si è partiti, a ciò che accade su una barca ad esempio che percorre un tratto di mare tutto sommato breve.
Approcciare registicamente al tema della migrazione è per me molto complesso e per questo ho deciso di partire nel primo periodo di prove, dagli aspetti di questa storia che io Ivano e Giulia conosciamo più direttamente, più vicini a noi, per poi provare a far indossare a Ivano le vesti di Amr, lasciando che queste due anime (l'attore e il personaggio) abitino entrambe la storia.
Si alterneranno sulla scena momenti di narrazione pura dello stesso Amr, azioni sceniche e flashback che porteranno lo spettatore sulla barca nei momenti salienti della traversata e testimonianze di Ivano,narratore onniscente che immaginiamo sia stato il primo ascoltatore dell'avventura dell'amico una volta sceso a terra.
Mi piaceva l’idea che la messa in scena di questa storia si sviluppasse in altezza, tramite l'uso di una piccola scala all'interno di un ipotetico cantiere, che durante la narrazione e grazie all'immaginazione degli spettatori, possa trasformarsi talvolta in mare, in nave, in rotaie e la scala in albero maestro su cui Amr e Ivano possano arrampicarsi per vedere al di là, o forse anche solo per non sentire la terra sotto i piedi ma la sensazione di instabilità, vedere se è possibile starci comodi, o semplicemente avere la pazienza di aspettare che la tempesta si calmi per tirare un respiro di sollievo e tuffarsi.
La storia di Amr è una storia d’avventura, di attesa, di calcio e di mare, di incoscienza, tecnica, superstizione e scommesse. Una storia che è stata seminascosta dentro di lui per dieci anni. È la storia del fatto che a volte si può decidere di trovarsi sia al posto che al momento giusto. Soprattutto, è la storia di cosa vuol dire prendersi una responsabilità per chi la vive e per chi la ascolta.
Ci siamo concentrati non tanto sulle ragioni che spingono a partire ma le sensazioni che si provano quando si è partiti, a ciò che accade su una barca ad esempio che percorre un tratto di mare tutto sommato breve.
Approcciare registicamente al tema della migrazione è per me molto complesso e per questo ho deciso di partire nel primo periodo di prove, dagli aspetti di questa storia che io Ivano e Giulia conosciamo più direttamente, più vicini a noi, per poi provare a far indossare a Ivano le vesti di Amr, lasciando che queste due anime (l'attore e il personaggio) abitino entrambe la storia.
Si alterneranno sulla scena momenti di narrazione pura dello stesso Amr, azioni sceniche e flashback che porteranno lo spettatore sulla barca nei momenti salienti della traversata e testimonianze di Ivano,narratore onniscente che immaginiamo sia stato il primo ascoltatore dell'avventura dell'amico una volta sceso a terra.
Mi piaceva l’idea che la messa in scena di questa storia si sviluppasse in altezza, tramite l'uso di una piccola scala all'interno di un ipotetico cantiere, che durante la narrazione e grazie all'immaginazione degli spettatori, possa trasformarsi talvolta in mare, in nave, in rotaie e la scala in albero maestro su cui Amr e Ivano possano arrampicarsi per vedere al di là, o forse anche solo per non sentire la terra sotto i piedi ma la sensazione di instabilità, vedere se è possibile starci comodi, o semplicemente avere la pazienza di aspettare che la tempesta si calmi per tirare un respiro di sollievo e tuffarsi.
La storia di Amr è una storia d’avventura, di attesa, di calcio e di mare, di incoscienza, tecnica, superstizione e scommesse. Una storia che è stata seminascosta dentro di lui per dieci anni. È la storia del fatto che a volte si può decidere di trovarsi sia al posto che al momento giusto. Soprattutto, è la storia di cosa vuol dire prendersi una responsabilità per chi la vive e per chi la ascolta.