Sala Teatro Ichos
Stagione teatrale 2018/19
Da venerdì 22 a domenica 24 Marzo 2019
Compagnia Meridiano Zero
Lazarus
di Marco Sanna
con Marco Sanna e Francesca Ventriglia
“...Se si possono insegnare tecniche della tradizione, al di là del contesto che le contiene e le determina, è perché la tradizione è morta e la possibilità di apprenderle non è che il certificato dell’avvenuta sepoltura.
La tradizione, morta nella quotidianità del contemporaneo ma di cui si conserva memoria, ci obbliga a una elaborazione del lutto conseguente la perdita che è oggi il solo spazio che la tradizione può permettersi. Non è detto che sia male.”
G.L.Ferretti
Lazarus inizia da un concetto che ti gira nella testa da qualche tempo, dalla posizione che occupi nel mondo e di conseguenza dentro le cose dell'arte. Inizia dalle parole di chi ha influenzato il tuo modo di essere e di stare nel mondo e quindi nell'arte.
Nasce, questo lavoro, dalla volontà di raccontare uno stato di attesa, quello in cui si aspetta di essere definitivamente dimenticati.
Si parte da un dato di fatto: la morte della tradizione.
La tradizione è morta ma viene continuamente chiamata in causa, in una sorta di accanimento terapeutico, impedendogli di morire davvero. Ogni volta che ci si allontana dal conosciuto, si ha immediatamente bisogno di tornare indietro, raccogliere le forze, consolarsi, per poi di nuovo allontanarsi, e così siamo legati ad un eterno elastico, che regge l'impossibile, che non riesce a spezzarsi.
Cosa vuol dire non riuscire a morire? Vuol dire attraversare molto più tempo di quel che ci è dato vivere, vuol dire non rispettare i tempi e le stagioni.
Le cose diventano così qualcosa di estremamente lontano e diverso, rispetto a ciò che erano quando sono nate, la stessa differenza che passa tra Cristo e chi oggi si fa de
tentore della sua parola.
Ciò che dovrebbe essere fluire del sangue, continuità di gesto, di pensiero, di azione, diventa un abito da indossare a seconda dell'occasione, una citazione da fare quando si è a corto di argomenti. Tradizione è un concetto metastorico e dinamico, una forza ordinatrice in funzione di principi trascendenti, una forza che agisce lungo le generazioni, attraverso istituzioni, leggi e ordinamenti. Insomma qualcosa con cui spesso ci si trova a fare i conti pur non sapendo più bene dove ne sia l'origine. Qualcosa che permane nonostante l'incedere del tempo e dei fatti. qualcosa che ti trovi addosso, in segni, modi di pensare e di agire. Che lo si voglia o no, malgrado tutto.
Il lavoro si basa dal testo di Gianni Celati - Recita dell’attore Vecchiatto. Un lavoro d’interazione con i linguaggi del contemporaneo, nell’ambito dell’autorialità teatrale come assunzione di responsabilità.
Due attori, due lebbrosi da scansare per non essere contagiati, che si ritrovano in un teatro vuoto a recitare se stessi, il loro ruolo privo di qualsiasi utilità. Due figure che non hanno più nessun posto nel mondo e che tentano di non morire nonostante tutto intorno abbia già decretato la loro condanna.